Carmelo Sgandurra: "Un Mondo di Vino Rosa è possibile, diamo un'identità precisa ai nostri prodotti"

di Marco Valeriani 😊

Carmelo Sgandurra è considerato uno dei migliori sommelier del panorama internazionale. Siciliano doc e patron di Zosimo Wine, è presidente dell’associazione nazionale “Vino Rosa Italiano”. Già ai vertici della Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi, è originario di Pachino (Siracusa).


- Carmelo Sgandurra -

Presidente Sgandurra, perché un’associazione nazionale dedicata interamente al vino rosa?

Perché lo scopo primario dell’associazione è diffondere e migliorare, in ambito nazionale e internazionale, la conoscenza e la cultura del vino rosa italiano di qualità, dare un’identità precisa ai nostri prodotti e valorizzarli al meglio..

Quando nasce l’idea dell’associazione?

Risale a qualche anno fa. Nella selezione della mia guida sui vini italiani mi rendo conto che il vino rosato o rosè non ha particolare “spinta” e il più delle volte non viene mandato in selezione. Comincio a chiedermi il motivo, forte del fatto che buona parte delle nostre regioni come vino base abbiano un rosè. Specie se andiamo a curiosare nelle tradizioni pugliesi, siciliane, lombarde. Del resto, possiamo tranquillamente risalire agli anni quaranta e cinquanta e scoprire il rosè dappertutto. Poi, certo, c’è chi lo ha enfatizzato meglio - vedi Chiaretto e Bardolino - facendone la punta di diamante (Toscana inclusa). Tuttavia mi rendo conto delle scarsa attenzione suscitata e mette in luce ulteriori elementi stonati: a iniziare dall’anonimato dell’etichetta. Contemporaneamente evidenzio una problematica di moda volta a imitare i cugini francesi - che producono ottimi rosè - e spersonalizzare i vini rosa italiani, eliminando le caratteristiche locali per giungere a copiare i prodotti d’oltralpe così da farli divenire più piacevoli e beverini. Ma innescando un altro problema, poiché i nostri vini presentano cariche polifenoliche totalmente diverse dai vini francesi. Lo scolorire troppo il vino italiano portava sì a perdere tantissima acidità togliendo però loro un po’ di corpo. Inoltre, quando si cerca di copiare dai francesi sbagliamo in pieno - è come copiare lo Champagne - considerati i piani di riferimento distinti e separati: due mondi, due culture e due metodi a tutti gli effetti.


Vino rosa come vino femminile: affermazione bislacca? 


Sì, affermazione bislacca. Per fortuna ci siamo fermati in tempo evitando nuovi danni. 

Vino rosa in autonomia allora?

Esatto. Visto il poco interesse, le zero etichette, la mancanza di annate, proseguo nel mio lavoro e riesco a focalizzare meglio la situazione fino a quando decido di estrapolare il rosè e redigere una guida separata senza mai perdere d’occhio la bussola  dell’evoluzione. Dopo qualche anno noto, ad esempio, che nel momento in cui promuoviamo un primo concorso sulle etichette del vino rosa, l’iniziativa viene benevolmente accolta dalle cantine e nel 2018-2019 i riscontri equivalgono a ottimi premi. Da lì sono nate nuove etichette in altre zone del Paese innalzando il livello dell’interesse generale. Le cantine hanno cominciato a chiedere cosa poter mettere in campo, fino a quando viene presa la decisione che rispetto al peso sull’ambito locale - limitato e limitante - occorreva un’associazione nazionale capace di unire le varie anime (progetto non scevro da inconvenienti). Poi ci siamo altresì resi accorti che per la legislazione italiana il rosè è un rosso e non fa storia a sé. Pertanto la prima proposta maturata, appena nata e costituita l’Associazione, è stata quella di sedersi in Commissione Agricoltura e far presente al Ministero competente la necessità di contestualizzare in modo corretto il vino rosa e utilizzare il termine rosa a tutto tondo (all’Associazione aderiscono a tutt’oggi circa 250 cantine). Ora, e siamo all’attualità, tra i compiti dell’Associazione c’è quello di lavorare sodo per far dialogare, bene e in armonia, le singole regioni. Il cammino prosegue spedito.

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