Dal mare alle colline: Langhe Rossese Bianco DOC

di Sebastiano Ramello

Questo insolito e raro vitigno è arrivato nelle Langhe a fine Ottocento per essere poi abbandonato e recuperato nella metà degli anni ’70 in vecchi vigneti nella magnifica municipalità di Monforte D’Alba, una delle importanti aree della vinificazione del Barolo docg. 

Anche se il Rossese Bianco, vitigno a bacca bianca, che tende a maturare tra la fine settembre e i primi di ottobre è originario delle Cinque Terre, Liguria, ma visto che è certificata la sua presenza da molto tempo nel territorio della Langa, viene riconosciuta come varietà autoctona piemontese, tanto che il vino prodotto con le sue uve nel 2011 si è guadagnato la Denominazione di Origine Controllata Langhe Rossese Bianco.

Il Rossese Bianco deve il suo nome alla intensa sfumatura ambrata, spesso rosata, dell’uva ben matura esposta al sole. Esistono altri omonimi di questo vitigno sia nella Liguria di Levante che di Ponente, ma non sempre esistono similarità fenologiche con il Rossese Bianco delle Langhe.



Tempo fa durante una delle mie tante presenze ad eventi internazionali nel settore vino ho avuto la possibilità di rincontrare Mauro Manzone, enologo, quinta generazione della omonima storica cantina di Monforte D’Alba Manzone Giovanni. Mauro con tanta passione è stato il primo ad introdurmi la storia di questo vitigno e vino, prima lasciando che potessi riconoscere i suoi sentori primari profondi e intriganti per poi invitarmi in cantina dove ad accogliermi la sorella Mirella. 

Mirella insieme a Mauro mi spiegano che ad oggi sono solo cinque le aziende vinicole che producono il Langhe Rossese Bianco Doc e che le uve del loro così particolare vino provengono da due singole vigne: nella MGA (crù) di Castelletto e nella MGA (crù) di Gramolere (Dove oltre tutto si coltivano uve Nebbiolo per la vinificazione di un eccezionale Barolo Docg) nel comune di Monforte D’Alba. 



Municipalità a me particolarmente cara in quanto terra dove riposa in pace mio nonno Attilio. 

Mauro dopo aver posizionato, in sala degustazione, difronte a me, due bottiglie di Langhe Rossese Bianco Doc e due calici, riempie in parte quest’ultimi e mentre gli ossigeno mi spiega che il nucleo originale della vigna risale al 1982 e un impianto più recente, con esposizione est-nord est è stato realizzato nel 2011. Terreno calcareo sabbioso con stratificazioni di argilla rossa, la notevole pendenza della collina fa sì che tutte le lavorazioni vengano fatte manualmente. 

Mirella: «Le uve vengono vendemmiate a mano a fine settembre inizio ottobre per garantire una maturazione nobile della buccia e dei vinaccioli».

Mauro: «Viene fatta una breve macerazione sulla buccia prima della pressatura, poi parte la fermentazione spontanea e lenta per circa 30 giorni in tini d’acciaio e dopo il necessario affinamento in tonneaux e batonnage con le fecce fini, si imbottiglia il vino nel periodo di luna calante».



Ricordo che mio nonno Jo contadino e piccolissimo produttore alle porte della Langa, quando, io ancora bambino, mi accompagnava in cantina durante la vendemmia mi spiegava che, di tradizione, il vino va imbottigliato seguendo le fasi lunari: «In fase di luna crescente, durante il primo quarto, per ottenere vini frizzanti mentre nell’ultimo quarto, ovvero in fase di luna calante i vini a lungo invecchiamento e i vini dolci, mentre con la luna piena si può imbottigliare qualsiasi tipo di vino». 

Quindi facile supporre che venga imbottigliato nel periodo di luna calante proprio per la sua caratteristica di essere un vino bianco longevo con una vita media che va dai dieci ai quindici anni.



Mirella: «Viene messo sul mercato circa due anni dopo la vendemmia con la produzione di poche migliaia di bottiglie».

Porto il calice al naso: percepisco da subito una leggera e fresca nota balsamica; scorza d’arancio e cedro; fiori d’acacia; ginestra che in qualche modo chiudendo gli occhi mi riportano alle Cinque Terre.
Piego leggermente il calice lasciando che venga trafitto da uno degli ultimi raggi del sole morente proveniente dalla finestra difronte, il suo colore giallo paglierino di grande tonalità dorata quasi brillante.

Sapore morbido, pieno, con percezioni di melone giallo e pesca, ottima la persistenza finale.
Fin da subito mi faccio una mia idea riguardo gli abbinamenti ma prima ancora che dalla mia bocca escano gli appropriati, «Dovresti provarlo abbinato a crostacei e pesci ma anche con carni bianche e formaggi» Mauro vedendomi pensieroso. 

Con queste sue ultime parole vista l’ora, si sta avvicinando la cena, sento un leggero brontolio…
A parer mio un vino eccezionale anche come aperitivo.



Tempo fa, durante una delle mie visite in Langa, ho avuto la possibilità di degustare il Langhe Rossese Bianco Doc 2021 di un’altra azienda vinicola, La Bioca situata a Serralunga D’Alba con affinamento di cinque mesi in acciaio; ricordo ancora i suoi sentori di agrumi, pera Williams, Biancospino. Olga, la brand manager, mi spiega: 

«Abbiamo iniziato a produrre questo particolare vino bianco nel 2017 nella municipalità di Monforte». Una piccola produzione, solamente 4.000 bottiglie all’anno. «Ci teniamo particolarmente a questo vitigno in quanto dona un vino molto interessante, la nostra azienda ha una certa passione per i vitigni storici. È prodotto 85% con Rossese Bianco e incrocio Manzoni 15%».

Raccolta manuale in cassette con un sistema di allevamento a guyot, diraspatura e pigiatura soffice senza macerazione.



Interessante anche quello prodotto da Cascina Amalia, nato nel 2003 con affinamento metà in acciaio e metà con le sue fecce in barrique di rovere francese per circa 12 mesi, con periodici batonnage per rimettere in sospensione i lieviti. Sono stato particolarmente colpito oltre dai suoi tipici sentori primari, da quelli secondari dove privilegiano leggere note di vaniglia con retrogusto di mandorla. 

Altra cantina Josetta Safirio, tra i suoi tanti vini prodotti con uve autoctone locali non ha disdegnato questo vino bianco unico, prodotto nella sottozona Castelletto nel Comune di Monforte D’Alba su terreni collinari esposti a sud est di tipo Evelziano; la raccolta manuale in vendemmia tardiva, quando la maggior parte degli acini sono colpiti da botrytis cinerea ossia muffa nobile; fermentazione parte in vasche d’acciaio e parte in botte di legno di rovere; un anno di batonage.



Un vino eccezionale, una piccola chicca nel territorio di Langa, che può essere apprezzato sia fresco, giovane, oppure dopo qualche anno gradendo la sua interessante evoluzione in bottiglia e invecchiamento. 

Per chi sia interessato a saperne di più dei vini autoctoni piemontesi e delle tante eccellenti aziende vinicole di questa unica regione ai piedi delle magnifiche Alpi può contattarmi alla mia email: piemontewine@yahoo.it o attraverso la mia pagina FaceBook: Wine Selection Sebastiano Ramello.

Auguro a tutti una buona bevuta, ricordando che il buon vino va sempre abbinato a un eccellente piatto.

Sebastiano Ramello

(International wine consultant)   

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