I Fornelli di Sara - 23 - L'ultimo amore di Lord Byron, scintilla per la Zuppa Inglese

È con piacere e un pizzico d'orgoglio che ItaliaSapore.it torna, è il ventitreesimo articolo, a proporre "la penna" di Sara Leardini, cuoca per diletto. Con questa rubrica dal titolo I Fornelli di Sara si prosegue il viaggio tra alcune proposte facilissime - e parecchio gustose - da portare sulla tavola di casa. Auguriamo a tutti buona lettura e buon appetito!

di Sara Leardini 😊 - 

"Romagna solatia, dolce paese, cui regnarono Guidi e i Malatesta; cui tenne pure il Passator Cortese, re della strada, re della foresta" cantava Giovanni Pascoli nella poesia dedicata appunto alla Romagna.

Quanto alla sua "dolcezza" e ai suoi dolci in senso stretto, l'Emilia-Romagna non è dietro a nessuno per numero di ricette. 



Si possono citare il "Pampapato" e la "Torta Tenerina"; il "Bustrengo", dolce tipico della Valle del Rubicone e del Montefeltro; la "Ciambella di Romagna" che viene servita accompagnata da un buon bicchiere di Albana dolce; le "Cantarelle" (in dialetto cantaréli), antico dolce tipico del riminese; la "Piada dei Morti", dolce che si prepara tra la fine di ottobre e i primi di novembre in occasione della commemorazione dei defunti.

C'è un dolce, molto popolare in terra di Romagna, il cui primo a inserirlo in un libro di ricette fu nel 1891 il romagnolo Pellegrino Artusi, ed è la strafamosa "Zuppa Inglese". 


- Lord Byron - 

Ma siamo in Romagna e allora cosa c'entrano gli inglesi?

Nel 1819 Lord George Gordon Byron giunse nella città di Ravenna. Leggenda vuole fosse ghiotto di una "zuppa" locale di crema e cioccolato. Fu un cuoco del luogo a perfezionare la ricetta traendo spunto da un dolce inglese, il "trifle", che oltre alla crema comprendeva anche del pan di spagna imbevuto nello Cherry: da quel momento il nuovo dolce venne chiamo "inglese" in onore del celebre.

In fondo a questa pagina potrete trovare la ricetta della zuppa inglese che ho preparato, come indicato dall'Artusi, con i savoiardi.

Cosa spinse il celebre poeta a trasferirsi proprio a Ravenna? Facile: l'Amore.

Dopo esser stato osannato per diversi anni dal pubblico londinese per la sua arte, la stessa società londinese gli voltò le spalle, a causa del fallimento, dopo nemmeno un anno, del suo matrimonio con Annabella Milbanke, accusandolo di libertinaggio e di avere (fondatamente) rapporti incestuosi con la sorellastra Augusta Leight. 

Così, a soli ventotto anni, Byron scelse di andarsene dall'Inghilterra e il 10 novembre 1816 giunse a Venezia insieme alla sua fama di tombeur de femmes. Difatti Lord Byron, durante i due anni successivi, nella città lagunare fece letteralmente strage di cuori, passando dal letto di nobildonne a quello di popolane, senza soluzione di continuità.


- La Contessa Teresa Gamba Ghiselli - 

La contessa Teresa Gamba Ghiselli, giovane ventenne, i cui genitori appartenevano alla vecchia nobiltà romagnola, era considerata tra le dame più affascinanti del suo tempo. Era intelligente, possedeva un linguaggio colto e spigliato nonché era dotata di grande dolcezza. 

All'epoca, siamo agli inizi dell'Ottocento, vigeva la regola secondo la quale i genitori sceglievano il marito alle figlie, poiché il matrimonio altro non era che un contratto legato alla convenienza familiare, i sentimenti poco importavano. 

Così per ella venne scelto come marito un anziano signore cinquantasettenne, Alessandro Guiccioli, Conte di Monteleone, cavaliere dell'Ordine di Santo Stefano, discendente di un'antica famiglia nobile ravennate: era il più ricco proprietario terriero della Romagna. 

I suoi possedimenti si estendevano lungo tutta la fascia adriatica che da Rimini arrivava fino a Venezia. Secondo l'opinione generale Alessandro Guiccioli era una canaglia. Potente, privo di scrupoli,  stravagante, ambizioso e opportunista. Vedovo di due precedenti mogli di cui non si era curato minimamente, non si fece scrupoli nel chiedere la giovane ragazza in moglie. 

Il matrimonio venne celebrato nella basilica di San Vitale a Ravenna il 7 marzo del 1818 e tre giorni più tardi la coppia sbarcava a Venezia. 

La stessa sera, ospiti della contessa Isabella Teotochi Albrizzi, nel cui salotto accoglieva il più bel mondo della cultura e dell'aristocrazia, la contessa Guiccioli si vide offrire amabilmente il braccio da un gentiluomo, Lord Byron. 


Questo fu per loro il primo incontro.  Ma la vera scintilla sarebbe scoccata soltanto nell'aprile dell'anno successivo e precisamente la sera del 3 aprile 1819 nel salotto della contessa Benzoni. 

Un semplice sguardo e fu amore per sempre.

Byron, dopo appena tre giorni da quell'incontro scriveva: "Mi sono innamorato di una contessa romagnola di Ravenna... Bella come l'aurora e calda come il mezzogiorno... e lei vuole che io vada a Ravenna per divenire il suo cavalier servente".

A tal proposito, vorrei spiegare cosa fosse il "cavalier servente o cicisbeo". 

Poiché il matrimonio era soprattutto un contratto di convenienza, risultava piuttosto naturale che marito e moglie restassero degli estranei. In Italia, già dal Settecento, si era diffusa un'usanza proveniente dalla Francia, che veniva talvolta regolata dallo stesso contratto nuziale: quella appunto del cavalier servente. Vale a dire, la donna poteva tenere, accanto al marito che garantiva il rango sociale, un altro uomo che integrava le funzioni maritali: per esempio l'accompagnava a messa, nelle passeggiate, ai pranzi, ai balli, a teatro, le faceva compagnia. Le restava accanto tutto il giorno fino alla sera quando lei si ritirava in stanza col marito. Il cicisbeo era il consorte "di giorno". 

Lord Byron arriva a Ravenna il 10 giugno 1819 e ammette di essere interamente "dominato da lei", difatti sono quelli i giorni caratterizzati da una passione travolgente tra i due amanti. Dodici mesi più tardi, nel luglio del 1820, Teresa ottiene la separazione dal marito ed è finalmente libera di dedicarsi interamente al suo amore. 

Dopo qualche anno di relazione amorosa il poeta scrive: "Sono quasi tre anni che questa liaison dura; io ero pazzamente innamorato, e lei ciecamente, poiché ha sacrificato ogni cosa a questa passione travolgente. E' quello che succede ad essere romantici. Posso dire che senza essere così furiosamente innamorato come all'inizio, io sono più attaccato a lei di quanto credessi possibile esserlo ad alcuna donna dopo 3 anni, e non ho il minimo desiderio, o intenzione, di separarmene".

Se la passione amorosa, come ci dice Byron, si allenta un po', comincia a prendere il sopravvento quella politica. Per le sue simpatie liberali è sospettato (giustamente) di sostegno e partecipazione alle trame carbonare e per questo è pedinato, spiato dalla polizia ma non viene mai arrestato perché cittadino inglese. Nel 1823 deluso dai moti insurrezionali in Italia, abbraccia la causa dell'indipendenza ellenica: non desiderava altro che battersi al fianco dei greci insorti contro i turchi. 

Dopo mille discussioni e resistenze da parte di Teresa, Byron il 13 luglio del 1823 si imbarca per la Grecia con la promessa di tornare in Italia entro 3 mesi. Non sarà così. La permanenza in terra greca si protrarrà fino alla primavera del 1824. Dopo essere sbarcato sull'isola di Cefalonia, in seguito alla presa di Corinto, si sposta a Missolungi, una città strategica ma insalubre. 

L'11 aprile del 1824 Byron, con la sua passione per le cavalcate, esce a cavallo e rientra dolorante e scosso da brividi. La situazione nella settimana successiva precipita e alle sei e un quarto del pomeriggio del 19 aprile 1824, muore. Fu il padre di Teresa, il vecchio conte Gamba, ad assumersi li doloroso compito di informarla e, anche se non vi sono testimonianze in merito, possiamo tutti immaginare lo strazio di quell'incontro.

Sappiamo che nel corso della sua vita Teresa ebbe altri amori e che nel 1847, all'età di 49 anni, accettò di sposare Hilaire Etienne Octave Rouillè marchese de Boissy de Coudray, di nobile e ricchissima famiglia bretone. 

Il marchese era un uomo buono: quegli anni furono tra i più sereni dell'esistenza di Teresa e formarono una coppia felice, ma per tutta la vita conservò nel cuore il ricordo di Byron, il cui ritratto era appeso nel salotto del loro palazzo parigino. 

Non solo, conservò per tutta la vita le 149 lettere e i biglietti ricevuti dal suo amante, il medaglione col ritratto in miniatura che lui le aveva donato, una teca con i loro capelli intrecciati, un fazzoletto di lino bianco appartenuto al poeta, due ritratti in miniatura di Byron e il tomo VII del romanzo di Madame de Stael. 

Tutto questo materiale si trova oggi custodito nella Biblioteca Classense di Ravenna insieme a tre tomi rimasti inediti, pari a 1.744 pagine, scritti in francese dalla Contessa e dal titolo "Vie de Lord Byron en Italie".

Un ringraziamento va al mio amico ravennate Stefano Cornacchia che mi ha fatto conoscere questa storia.

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Zuppa Inglese

Preparare la crema pasticcera: fare scaldare 750 ml di latte con dentro un paio di scorzette di limone. In un altro pentolino mettere 4 tuorli, 160 gr. di zucchero e 140 gr. di farina mescolando con una frusta; poi aggiungere lentamente il latte in modo da evitare che si formino dei grumi. Mettiamo il pentolino sul fuoco e continuando a mescolare facciamo addensare la crema. Prendiamo i savoiardi e immergiamoli nell'Alchermes allungato con un goccino d'acqua; posizioniamoli poi in una pirofila. Fatto il primo strato, stendere metà della crema. Fare un nuovo strato di savoiardi inzuppati e prepariamo la crema al cioccolato aggiungendo il cacao amaro alla crema rimasta. Versiamo la crema al cacao sui savoiardi e spolveriamo con del cacao. Un'ora e mezza in frigo e voilà è pronta!

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