San Giovanni in Marignano, Trattoria Peli: la Romagna che ti abbraccia

di Milena Renzi - 

La Romagna che ti abbraccia

Sotto l’insegna storica della Trattoria Peli, a San Giovanni in Marignano, Ivano Fiorani mi accoglie con il suo sorriso franco e il grembiule consumato da anni di lavoro. È lo zinalone infarinato, quello che racconta senza parole le ore passate tra pasta fresca, pentole e racconti di famiglia.


Mentre Ivano parla, il profumo de brod di cappone e del ragù che sobbolle lentamente arriva dalla cucina: un invito irresistibile che riempie l’aria e sembra intrecciarsi ai ricordi di chiunque sia cresciuto con una nonna romagnola.

Una storia che nasce dal cuore del borgo

Era l’11 novembre 1962 quando Luigi Fiorani e Filomena Grossi aprirono la loro osteria, semplice e calorosa. La gente di San Giovanni in Marignano, allora piccolo borgo agricolo soprannominato il “granaio dei Malatesta”, trovò subito qui un rifugio dopo le giornate nei campi. Ci si sedeva, si beveva un bicchiere di vino, si condivideva il pane, si giocava a carte e si discuteva di vendemmie e raccolti.


Negli anni Settanta, la Trattoria Peli diventò anche tabacchi e gelateria: un piccolo mondo in cui comprare il sale, prendere un cono gelato e fermarsi a tavola per un piatto di cappelletti fumanti. Le foto d’epoca lo raccontano bene: uomini in giacca e donne in festa davanti all’ingresso, bambini che corrono tra le sedie, auto parcheggiate lungo la strada del borgo.


Oggi la storia continua con Ivano Fiorani, la moglie Daniela e i figli Alice e Filippo. La loro è una tradizione di famiglia che attraversa tre generazioni. Nel 2023 la trattoria è stata insignita del titolo di prima bottega storica del borgo. Una medaglia che conferma ciò che i clienti sapevano già da tempo: la Trattoria Peli è un patrimonio di tutti.


La sfoglia: un canto antico

Dietro la porta della cucina, il ritmo del matterello riempie l’aria come un tamburo leggero. Le sfogline di San Giovanni in Marignano, con il grembiule bianco – e zinalon – annodato in vita, impastano uova e farina con movimenti che sembrano preghiere.

L’impasto giallo si stende piano, e ogni volta che la mano scivola sul legno, la fede nuziale che brilla sotto la farina ricorda che lì, tra quelle dita, non nasce solo una pasta, ma un pezzo di vita.


Chiudono i cappelletti uno a uno, stringendo le estremità come se fosse un gesto d’amore. Le più giovani provano, le “nonne” correggono con dolcezza: “Così, guarda, stringi ben e po’ l’è perfett”. Si ride, si chiacchiera, si parla di vendemmie e matrimoni, mentre sul fuoco il cappone regala al brodo la sua ricchezza.

Accanto, un’altra pentola ospita i carciofi ripieni, che ribollono piano, sprigionando un profumo verde e terroso che si mescola al dolce dell’aglio rosolato. Poco distante, il coniglio in porchetta cuoce lentamente nel tegame, mentre il piccione in salmì, avvolto di aromi e vino rosso, promette già la festa.


Aneddoti dal paese

Mentre parliamo, si avvicina un nonno del borgo, uno di quelli che da ragazzo passava le serate a giocare a carte nei locali della trattoria. Ha voglia di raccontare e io lo ascolto.

“Qui ci siamo sposati tutti,” dice con orgoglio. “Io mia moglie l’ho portata qui la prima volta che ci siamo messi insieme. E quando è nata mia figlia, il battesimo l’abbiamo festeggiato proprio a questi tavoli". 

Sorride, ricordando un dettaglio: “Le nostre nonne preparavano cappelletti fino a notte fonda, e a chi ne chiudeva uno troppo grosso dicevano che era un segno: stan toca ma te, quest’anno ti sposi!”. Poi abbassa la voce e aggiunge: “E se ti vedevano con la lacrima, magari per il moroso, arrivava subito il piatto che ti piaceva di più. Era così che ti facevano capire che eri importante”.

L’atmosfera di una festa contadina

I pranzi della Trattoria Peli hanno ancora oggi l’anima delle feste di un tempo. Lunghe tavolate sotto i portici, tovaglie bianche, bicchieri che tintinnano. I bambini che corrono tra i tavoli, le donne che portano vassoi infarinati, gli uomini che raccontano storie di campagna davanti a un bicchiere di Sangiovese.

La cucina è un sottofondo continuo: il borbottio del brodo, il canto del coltello sulla battilarda (il tagliere), il profumo che ti avvolge appena varchi la porta.



Un rifugio di emozioni

La forza della Trattoria Peli è questa: riesce a trasformare la nostalgia in gioia, la malinconia in conforto. È il posto in cui ti senti libero di sederti e chiedere poco o nulla, perché sarà Ivano, con la sua famiglia, a capire di cosa hai bisogno. Se sei felice, festeggerai con piatti abbondanti. Se sei triste, troverai un sorriso e un piatto preparato solo per te.

Proprio come accadeva un tempo nelle cucine delle nonne romagnole: la nonna sbirciava dalla cucina, e se una lacrima ti scendeva sul viso arrivava con la mano infarinata a scompigliarti i capelli e a riempirti il piatto con un altro rocchetto di tagliatelle al ragù. E se invece ti vedeva felice, faceva la stessa cosa… ma a doppia dose, perché a suo dire eri sempre un po’ sciupato.


Un gesto semplice, capace di cancellare i dolori e moltiplicare le gioie. Qui la cucina asciuga le lacrime, raddoppia i sorrisi e scalda i cuori.

Un’eredità che continua

Sessant’anni dopo, la Trattoria Peli resta fedele al suo spirito originario: autenticità, semplicità e comunità. Non c’è fretta, non c’è moda: c’è la voglia di custodire un sapere antico, fatto di gesti lenti e di ingredienti veri.

È per questo che nel 2023 è stata riconosciuta come prima bottega storica di San Giovanni in Marignano. È il premio a una vita intera dedicata a far sì che ogni ospite si senta a casa.

Trattoria Peli

Via Pianventena 212, San Giovanni in Marignano (Rimini)

Fondata nel 1962 – Prima bottega storica del borgo (riconoscimento 2023)

Cucina tipica romagnola di terra: pasta fatta a mano, cappelletti in brodo, coniglio in umido, piccione in salmì, carciofi stufati e dolci della tradizione. Un luogo dove la cucina è memoria, affetto e festa: la Romagna che ti accoglie e ti rallegra, come farebbe una nonna con i suoi nipoti.

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