Tradizione, memorie e sapori sulle colline tra Romagna e Marche: il frantoio Renzi di Montegridolfo
di Milena Renzi -
Tradizione, memoria e sapori sulle colline tra Romagna e Marche. Montegridolfo, dove gli ulivi hanno un nome e l’olio profuma di storia.
Il frantoio Renzi, attivo dall’Ottocento e custodito oggi dalla quinta generazione di molitori, continua a far girare le sue antiche macine in granito. Un patrimonio di lavoro e passione che rende il borgo uno scrigno unico di identità e cultura rurale.
È tempo di raccolta, è tempo di macinare
Autunno. Le colline romagnole si tingono d’oro e di rame, e l’aria si riempie del profumo delle olive appena colte. A ridosso del confine con le Marche, Montegridolfo diventa il palcoscenico naturale di un rito che da generazioni accompagna la vita della comunità: la nascita dell’olio nuovo.
Qui, tra ulivi secolari e mura che raccontano secoli di battaglie, sorge il frantoio della famiglia Renzi, uno dei più antichi della provincia di Rimini. Non è soltanto un luogo di produzione: è un cuore che batte, un laboratorio di memoria, un simbolo di resistenza culturale e familiare.
Montegridolfo, borgo di confine e di storia
Montegridolfo è un piccolo borgo fortificato che domina la valle del Conca e quella del Foglia. Racchiuso da mura trecentesche perfettamente conservate e accessibile attraverso la splendida Porta del Cassero, appare come un viaggio nel tempo.
Per secoli fu terra di confine e di scontri, conteso tra Malatesta e Montefeltro, e divenne scenario di durissime battaglie durante la Seconda guerra mondiale, quando la Linea Gotica tagliava l’Italia in due. Oggi il Museo della Linea dei Goti mantiene viva la memoria di quei giorni, mentre i vicoli in pietra, le piazzette fiorite e le vedute che spaziano fino al mare Adriatico raccontano la bellezza resiliente di questo angolo di Romagna.
La saga del frantoio Renzi
È alla fine dell’Ottocento che Augusto Renzi acquistò una proprietà a San Pietro, frazione di Montegridolfo, con casa colonica, uliveto e mulino. Allora le olive venivano frante con strumenti di legno e due grandi molazze trainate da asini, tanto che il luogo era conosciuto come “il mulino doppio”.
Con l’inizio del Novecento, l’attività passò ai figli e successivamente ai nipoti. Negli anni Quaranta, in piena guerra, il frantoio venne rinnovato: le vecchie strutture furono sostituite con macine in granito da venticinque quintali l’una, tuttora in funzione durante i mesi di raccolta, tra ottobre e novembre. Oggi, a distanza di oltre cent’anni, il frantoio Renzi è ancora attivo e vivo, custodito con orgoglio dalla quinta generazione di molitori della famiglia.
L’arte dell’olio: dalle olive verdi alle macine di granito
La lavorazione segue ancora i tempi di una volta. La raccolta comincia presto, quando le olive sono ancora verdi e racchiudono tutta la freschezza e l’intensità che renderanno l’olio più profumato. Le varietà principali sono la Frantoio, nota per l’equilibrio e l’armonia del gusto, e la Curgiola, più rara e caratterizzata da un carattere deciso e leggermente amarognolo.
Appena le cassette arrivano al frantoio, le olive vengono defogliate, quindi passano sotto le macine di granito che le trasformano lentamente in una pasta densa e profumata. La gramolatrice amalgama il tutto, i fiscoli si riempiono e vengono caricati sui carrelli. Le presse idrauliche, con una forza di 400 atmosfere, separano infine l’olio dall’acqua di vegetazione.
Il risultato è un olio non filtrato, grezzo, intenso, dal colore verde vivo. Chi predilige un gusto più delicato può scegliere la versione filtrata, limpida e vellutata. Due anime diverse, ma entrambe figlie della stessa passione e dello stesso territorio.
Le notti delle macine e le voci del borgo
Chi entra nel frantoio in quei giorni vive un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Il profumo pungente dell’olio si mescola al calore delle voci, ai racconti scambiati attorno alle macine, al vociare che riempie le notti d’autunno.
Le macine girano senza sosta, scandendo un ritmo antico che accompagna i molitori e i contadini. Non è solo lavoro: è comunità, è festa, è memoria condivisa. Le foto dei nostri avi lo raccontano meglio di qualsiasi cronaca: uomini e donne intorno alla pressa, le mani sporche di olive, i bambini che osservano curiosi, le generazioni che si stringono insieme.
Per noi gli ulivi non sono soltanto piante: li conosciamo uno a uno, ognuno ha un nome, ognuno una storia. Continuano a darci i loro frutti e noi, a nostra volta, continuiamo a prendercene cura.
Curiosità!
– Il frantoio era chiamato in origine “mulino doppio” perché le prime macine erano azionate da due asini.
– Le macine di granito, introdotte negli anni Quaranta, pesano circa venticinque quintali ciascuna.
– Le giornate di molitura diventavano momenti di incontro: le famiglie portavano insieme le olive e si fermavano a raccontarsi storie mentre l’olio iniziava a colare.
– Montegridolfo non è solo frantoio: nel borgo si possono visitare il Museo della Linea dei Goti, le antiche mura e le botteghe artigiane, oltre a partecipare alle rievocazioni storiche e alle feste dedicate ai sapori della tradizione.
Un filo che unisce passato e presente
A scapito delle quantità che i moderni impianti industriali potrebbero garantire, la famiglia Renzi continua a macinare con la stessa meticolosità e lo stesso rispetto del trisavolo Augusto. Ogni stagione non è soltanto un ciclo produttivo, ma un atto di fedeltà verso la terra e verso le proprie radici.
Le due grandi macine, instancabili da generazioni, restano il cuore pulsante di un borgo che non ha mai smesso di credere nel valore del lavoro e del sacrificio. Cinque generazioni si sono alternate a custodire questo patrimonio, e ogni autunno il frantoio Renzi dimostra che la tradizione non è nostalgia del passato, ma un filo che lega ieri e oggi, pronto a condurre il futuro.
Montegridolfo non è soltanto un luogo da visitare, è un’esperienza da vivere. Chi arriva qui porta con sé non solo una bottiglia di olio extravergine, ma il ricordo di un profumo inconfondibile, di notti illuminate dalle macine, di ulivi che parlano come vecchi amici. Un invito a tornare, ogni anno, quando l’aria si riempie di quell’aroma che è, da sempre, l’essenza stessa di questa terra.
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