Mangalica, il maiale pregiato dei Balcani è allevato in Romagna

di Marco Valeriani 😊

Cosa unisce la Valconca - e più precisamente le colline di Saludecio - alla Tuscia e più nello specifico a Viterbo? La risposta è: il maiale Mangalica. 



L’azienda agricola Fausto Zavoli, nella zona della Pulzona, non è nuova all’introduzione di razze animali il cui prodotto lavorato - parliamo di salumi, insaccati e tagli freschi - riscuote particolare attenzione da parte dei consumatori abituali e degli estimatori di rango. 


Accanto alla Mora Romagnola - suino dal mantello di colore scuro, particolarmente diffuso in Romagna fino alla prima metà del Novecento e poi “riscoperto” nel 1988 da un allevatore faentino quando ormai si credeva estinta - l’azienda Zavoli fa convivere pure il Rustichello Romagnolo e, spaziando ancora un po’, il Bovino Romagnolo. Quest’ultimo, antichissimo simbolo della tradizione contadina e oggi Presidio Slow Food  assieme alla già citata Mora. 



Esemplari di Mangalica allo stato brado

Unico allevamento dell’Italia Settentrionale e del Nord


Ma torniamo al maiale Mangalica perché la Zavoli saludecese costituisce l’unica realtà dell’Italia Settentrionale e del Nord a vantare un allevamento in piena regola (l’altro centro italiano è collocato nel Viterbese). 


Un’avventura iniziata circa due anni fa


“Da poco più di due anni - spiega Giovanni Zavoli - siamo riusciti a inserire nella nostra azienda anche un nucleo di razza Mangalica nelle tre diverse varianti che la contraddistinguono (bianca, rossa e a rondine) provenienti da Germania e Austria.
Attualmente abbiamo circa un centinaio di capi, tuttavia il progetto punta a crescere un passo alla volta così da inserire i prodotti di questa preziosa razza nel mercato italiano ed estero tra i nostri clienti con maggiore continuità. Dopo i primi tempi in cui le lavorazioni erano sporadiche, ora ci stiamo attestando sulle due macellazioni al mese”. 


Un sogno avverato


Anche la Mangalica (o Mangalitza), tra le più remote varietà di suini europei, presente soprattutto nell’area dei Balcani, sembrava destinata a scomparire attorno alla fine degli Anni Novanta. Poi, la fortuna è arrivata in soccorso, la rinascita.


“Allevare in Italia il Mangalica  - dicono dalla Zavoli - era sempre stato un nostro sogno, un obiettivo che volevamo raggiungere. Il suo aspetto ci ha senza dubbio colpiti e incuriositi, soprattutto ci ha spinti a conoscerne meglio genesi e caratteristiche”.



Mangalica: il maiale "pecora"

Il “maiale pecora”


Può apparire strano eppure è davvero come la si racconta. Il Mangalica si riconosce alla vista per il suo pelo: lungo, lanoso e riccio. Tanto da far conquistare all'incredibile suino l’appellativo di “maiale pecora”. In verità il pelo - rispetto alle altre razze italiane dalle colorazioni più intense e decise - risulta fondamentale nel proteggere l’animale dal freddo dell’inverno e dal caldo dell’estate. Del resto, l’origine - i Balcani e l’Ungheria  - non lascia spazio a fraintendimenti. Le notizie al riguardo dicono sia il risultato di svariati incroci tra una razza di maiali portati dagli antichi romani ( e ti pareva!) e un maiale di montagna semi selvaggio (un antenato dei cinghiali?).



Allevamento brado o semibrado


“La razza Mangalica - dicono ancora i Zavoli - si presta ad un tipo d'allevamento brado o semi brado, assolutamente non intensivo, in quanto ama pascolare libera in cerca di erbe e radici naturali. Ha un accrescimento molto lento (ogni esemplare può raggiungere i 300 chilogrammi di peso e lo strato di lardo i 20 centimetri di spessore, ndr). La carne, considerata tra le più pregiate al mondo, è di un bel rosso scuro, con un’elevata marezzatura. Il grasso, in quantità notevole e ricco di acidi grassi insaturi e Omega 3, è altamente digeribile; tanto da sciogliersi all’istante sul palato”. 


AZIENDA AGRICOLA FAUSTO ZAVOLI



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