Da Andria a Cattolica, Chef Vito Caterino: "Il mio esordio in cucina? Un Tagliolino all'Astice e Datterino Rosso"

Lo Chef Vito Caterino ha da poco conquistato il suo secondo “Premio 5 Stelle d’Oro” della cucina italiana (il primo risale al 2022).

Il giovane e talentuoso Chef (classe ’84), originario di Andria (Bari), ma romagnolo d’adozione, poiché da 24 anni vive e lavora in Romagna, dove gestisce contemporaneamente le cucine del Cheers e il Racket (due famosi locali di Cattolica), ha collezionato altri importanti premi: “Riconoscimento dall’Accademia Italiana della Cucina come Chef” (2014), “Chef Rivelazione dell’Anno” tramite la “Guida Internazionale della Ristorazione Italiana” (2020), oltre a essere stato inserito nel libro “Chefs in the World” (2021). 


- Chef Vito Caterino - 

Chef, quando è nato il suo amore per i fornelli?


“A 13 anni, quando sono entrato in una pasticceria e mi si è aperto il mondo. Il primo piatto che ho cucinato da solo è stato un Tagliolino all'Astice e Datterino Rosso. Mi piaceva molto osservare mia nonna e mia madre mentre cucinavano, e così ho voluto provare anch'io”.

Quali scuole ha frequentato? Quali i suoi maestri?

“Ho frequentato l'Alberghiero di Molfetta, poi andando avanti ho seguito vari corsi per specializzarmi alla “Cast Alimenti” e alla “Fugar” di Rimini. I miei Maestri sono stati gli Chef Claudio Di Bernardo, Silver Succi, Felix Lo Basso e Vincenzo Camerucci. Inoltre, ho avuto l’onore di lavorare in ristoranti davvero importanti, oltre ai laboratori di pasticceria e sale ricevimenti, come l'Hotel “La Cacciatora” ad Alba di Canazei, “Grand Hotel” di Rimini, Le “Milton Beach” di Rimini, “La Brasserie” di Rimini, senza contare i tanti anni passati al “Gibas” nel Pesarese”.

Qual è la sua filosofia in cucina? 

“La mia è una cucina tradizionale seppur rivisitata e innovativa, rispettando sempre le materie prima e valorizzando il cibo dalla terra a tavola”. 

Che tipologia di piatti propone al Cheers e al Racket?


“Al Racket principalmente di pesce come, ad esempio, lo Spaghettone al Riccio di Mare, lo Spaghettone Aglio Olio e Peperoncino con Burrata e Gambero Rosso. Non possono mancare i Passatelli fatti in casa e il Cappellaccio all'Osso Buco: il cavallo di battaglia rimane il Tonno in Panko con Guacamole. Mentre al Cheers, essendo una steakhouse, troviamo vari  tagli di carni selezionate: Wagyu, Picanha Tomahawk e la famosa Carbonara, immancabile nella carta menù. Non è facile, ma riesco a gestire due cucine, allo stesso tempo, grazie ad una grande organizzazione e coordinazione che si è venuta a creare, nel corso degli anni, con il mio staff”.


Cosa vuol dire per uno Chef aggiudicarsi il Premio 5 Stelle d’Oro della cucina italiana? 

“È sicuramente un grande passo in avanti per quanto riguarda la mia carriera. In quel momento ho provato una forte emozione e dopo tanti sacrifici è un grande riconoscimento per uno che come me ha scelto di fare questo lavoro. È il secondo Premio 5 Stelle d'Oro che ricevo. L'anno scorso lo ero andato a ritirare, nel mese di ottobre, a Firenze; quest’anno invece la premiazione si è svolta a Caserta in marzo.

Ha qualche sogno nel cassetto che, in futuro, le piacerebbe realizzare?

“Vorrei aprire un mio ristorante, ma ora sono concentrato sul Racket e sul Cheers, in futuro si vedrà”.

Nicola Luccarelli

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