Daniela Sfara, Private Chef italiana in Canada: "Fondamentale il rispetto delle materie prime e degli insegnamenti ricevuti"

Chi è Daniela Sfara. Si presenti come meglio crede.

Sono una persona creativa che apprezza la semplicità della vita. Sono incuriosita dalla storia che c'è dietro a ogni persona e su cosa fa. Provo un’intensa gioia nel parlare con un giovane di cuore che è disposto a condividere con me frammenti della sua esistenza. Sono affascinata dai metodi e dalle tecniche usate per creare capolavori con il cibo, il vino, l'arte, l'architettura e così via. Sono assetata di curiosità e amo conoscere la Cultura, il Patrimonio, la Tradizione e sono più che mai convinta che si debba rispettare tutto ciò al massimo e trasferire alla prossima generazione. Condividere storie e la mia esperienza con altri con un impatto positivo sulla giornata e sulla vita di qualcuno, giorno dopo giorno, mi porta felicità e desiderio di fare qualcosa che renderà il futuro più bello. Essere Chef, esprimere il mio amore per tutto questo a tavola attraverso la mia cucina, è un piccolo modo per ispirare gli altri a fare un passo indietro e godersi i tesori più veri della vita. 


- Chef Daniela Sfara - 

Cosa l’ha spinta a intraprendere questa professione tanto difficile e impegnativa, soprattutto in termini di energie personali? 

Per me è stato un naturale cambio di passo. Per oltre 24 anni sono stata creatrice e importatrice di gioielli, fino a quando la pandemia ha paralizzato il mondo. Mentre avevo più tempo per fare quello che ho imparato quando ero una bambina in cucina assieme a mia madre, ascoltavo di tante persone in tutto il mondo (soprattutto in Italia) perdere i loro cari anziani. È stato a dir poco straziante e mi sono sentita pervasa dalla responsabilità di onorare la loro eredità. Ho preso tutto quello che ho imparato da mia madre, da mia nonna e dalle tante donne della mia vita dal Nord al Sud Italia e ho iniziato a preparare i loro piatti, raccontando le storie delle loro tradizioni. Mi godo ogni giorno e, anche quando mi sento più stanca, ricordo a me stessa i sacrifici che hanno fatto per molti anni per lasciare alle future generazioni una vita migliore; e continuo ad andare avanti con tenacia e convinzione. 
 
Perché la scelta di essere una Private Chef?

Per me è molto importante rimanere genuina in tutto ciò che faccio ogni giorno e faccio ogni cosa con passione e proponimento, altrimenti sarebbe solo movimento meccanico privo di emozioni. L'esperienza culinaria che offro si ritrova solo in un posto: la casa della nonna. Proprio come la sensazione del Pranzo Domenicale in famiglia che molti di noi conservano caro nel cuore come un dolce e indelebile ricordo, questo è ciò che condivido nella mia Home Trattoria (ristorante a casa), nelle case dei clienti e nel mio Supper Club mensile. Essere Private Chef mi dà la libertà di occuparmi di persona, con la massima attenzione, di esperienze su misura che trasportano i miei clienti in Italia: anche loro sono immersi in una serata di sapori autentici, tradizioni e convivialità. 
 
Il suo giudizio, sintetico, sul modo di fare cucina nel mondo?

Ho una grande affinità con il mangiare di stagione e amo preparare piatti con freschi e pochi ingredienti. Non è un concetto nuovo, anzi è quello che è stato il fondamento della gastronomia per secoli.
Il cibo raggiunge picchi più alti quando i piatti, qualunque sia la cucina del mondo, vengono preparati con ingredienti freschi e stagionali. Ecco, quindi, il motivo per cui è molto importante comprendere gli elementi che giocano un ruolo fondamentale nella loro coltivazione. Si deve anche imparare a conservarli per i mesi futuri, quando non saranno più disponibili per la raccolta. Che sia riccamente impiattato o semplicemente presentato, il fascino di ogni piatto sta negli ingredienti; e scaturisce da come vengono usati per esaltarne al meglio la fragranza e il sapore; nonché da come rispettano nel modo più accurato le fatiche d'amore profuse prima di assaporarli nel proprio piatto. 

Filiera corta e territorialità: un vantaggio o un limite per gli Chef?

Penso che, come ogni cosa, quando viene usata nella maniera più appropriata, fioriscono i vantaggi. Lo stesso vale per il contrario. Per quanto mi riguarda, per esempio, utilizzo molti ingredienti di alta qualità importati dall'Italia da produttori artigianali. Non di rado sostengo anche l'agricoltura locale per avere carne fresca, latticini, uova e prodotti di stagione. Ritengo che sia importante rispettare e onorare la terra tanto quanto gli ingredienti che adoperiamo, supportando il maggior numero possibile di risorse locali. Sono anche consapevole di quanto sia importante in ogni economia l'importazione e l'esportazione; tuttavia considero più importante comprare prodotti di qualità. Qui in Canada, la preoccupazione più grande, che sono certa sia condivisa da molte aree agricole di tutto il mondo, è la generazione di agricoltori che ha lavorato instancabilmente per anni per fornire tale qualità; preoccupazione dettata dal fatto che, purtroppo, la generazione futura non sembra interessata al lavoro e ai requisiti che occorrono per gestire un'azienda agricola. Accontentarsi del mediocre per poter godere tutto l'anno di ciò che chiamiamo "fresco", è per me una preoccupazione ancor più grande in quanto alimenta l'importazione e l'esportazione di cibo artificiale di qualità inferiore alla media. È essenziale che gli Chef e i professionisti del settore pongano le basi per condividere questo messaggio in tutto ciò che si fa, onorando i prodotti locali e sostenendo le importazioni autentiche e di alta qualità. In ultima analisi, questo lo si può ottenere solamente rispettando il cibo che prepariamo e promuovendo un prodotto di qualità, anche se questo significa venderlo a un prezzo maggiore.
Ho sempre apprezzato i funghi. A mio parere, sono tra gli ingredienti più versatili e, seppur la società ha ridotto l'esclusività di alcune specie favorendo l'uso di funghi generici in quelli che potrebbero essere degli ottimi piatti, mi piacciono ancora molto i tartufi, i finferli e le trombe nere, che richiedono processi più laboriosi nella raccolta. 



Le istituzioni, lei vive e lavora in Canada, sostengono il lavoro dei professionisti quali ambasciatori dell’eccellenza?

Se, a qualsiasi livello di competenza, sei disposto a dedicare tempo e cuore al tuo lavoro, oltre a istruire/formare con la massima accuratezza tutti i livelli di interesse che svolgono un ruolo nel tuo prodotto o servizio, il successo va di conseguenza. Noto una lacuna in molte aziende del settore dell'ospitalità che separano i processi piuttosto che stabilire forti collegamenti tra di essi. Colmare le lacune in ogni area e livello del settore assicura una maggior fluidità ed eccellenza. 

Chef e guide enogastronomiche: per alcuni necessarie, per altri utili ma non fondamentali. Lei che ne pensa?

Sono dell’idea che avere un mentore, in qualsiasi settore, rappresenti un valore. È più importante allineare lo Chef, il Professore o il Mentore con lo stile, l'etica e l'espressione che desideri portare in tavola nei tuoi piatti, per imparare e crescere in sintonia con la visione che intendi porre in essere. Ho imparato da mia madre, da mia nonna e da molte altre donne e uomini che ho incontrato nel corso degli anni e dei miei viaggi. Ho appreso molto e apprezzo ogni lezione. Ho anche imparato alcune preziose tecniche da Chef altamente qualificati; tecniche che talora incorporo nella mia cucina. Penso che sia importante studiare sempre e continuare a imparare, da chiunque si scelga di imparare. 
 
Un piatto a cui non rinuncia mai a tavola?

Forse non tutti i pasti né tutte le settimane, ma sicuramente una lasagna fatta in casa la domenica con un bicchiere di vino da condividere con la famiglia o con chi capisce il significato stesso di questo piatto. Le melanzane ripiene sono un altro piatto che mi parla della mia educazione e cultura, pertanto  sia nel menu sia a tavola, è un qualcosa che non può mancare. 

Cosa la infastidisce quando è al lavoro?

Potrei fare facilmente un elenco chilometrico! Le persone che condividono con me il proprio amore per il cibo italiano e poi snocciolano piatti che sono più americani che italiani. Gli ospiti intolleranti al glutine costringono a un lavoro aggiuntivo, soprattutto quando a tavola, dopo aver preparato i piatti senza glutine, sottolineano con vigore come hanno apprezzato tutto in Italia nel corso del loro viaggio. Sono felice di preparare piatti vegetariani, in quanto una buona parte della cucina regionale italiana è a base di verdure e di legumi, ma non amo preparare piatti vegani. Per fortuna non capita spesso. Faccio del mio meglio per superare le aspettative dei clienti e far sì che, rispetto a quando sono arrivati, a pranzo finito siano più istruiti sulla gastronomia italiana, sugli ingredienti e sui metodi di coltivazione e raccolta. 
 
Chef Sfara in tre parole…

Espressiva. Accattivante. Sognatrice. 

Se non fosse una Chef oggi sarebbe?

Sarei un’Ambasciatrice globale della gastronomia, del vino e della cultura italiana, scriverei e filmerei, dal Nord al Sud d’Italia per condividere storie di cultura e cucina, a partire dai giovani di cuore che hanno lasciato eredità nella tradizione. 

Daniela Sfara
Private Italian Chef

Home Trattoria | Supper Club | Cooking Classes
Brand Ambassador for Rustichella D’Abruzzo 
Board Chair at ICC - Italian Culinary Consortium (Canada) 

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